RYSE Games

Resident Evil Village, Recensione di ChrisMuccio

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 15/5/2021, 21:35
Avatar

Leggendario Maestro del Forum

Group:
Administrator
Posts:
4,738
Location:
Roma

Status:


RESIDENT EVIL VILLAGE




71UslMtqdeL._SX342_




CASA: CAPCOM
SVILUPPATORE: CAPCOM
GENERE: ACTION/HORROR
GIOCATORI: 1

L’OTTAVO CAPITOLO DELLA LEGGENDA HORROR


25 anni fa si spalancarono le porte di Villa Spencer, una magione gigantesca immersa in una fitta foresta. Al suo interno, orrori indicibili. Neanche il tempo di capire cosa stava accadendo e cosa fosse quel posto, che in uno dei suoi corridoi rinveniamo il cadavere di un nostro compagno. Sopra di lui, un uomo. Ma non un uomo normale: la sua pelle era putrefatta, gli occhi spiritati e le sue movenze claudicanti. Era uno zombie, un essere umano irrimediabilmente devastato dalle azioni di un virus mortale che trasforma tutto ciò che contagia in mostri assetati di sangue e affamati di carne umana.
Da quel 22 marzo 1996 il mondo conobbe il Virus T, la Umbrella Corporation, la S.T.A.R.S., Chris Redfield, Jill Valentine e Albert Wesker. Conobbe Biohazard. Conobbe Resident Evil.
Da quel momento i Survival Horror diventano uno dei generi più amati e desiderati dai giocatori, rimasti sconvolti da quanto Capcom e Shinji Mikami sono riusciti a creare su PlayStation. È l’inizio di una leggenda che nel corso dei suoi due decenni e mezzo di storia non si è mai fermata, dando vita a un gigantesco franchise fatto di serie principale, spin-off, libri, fumetti, film d’animazione, una vera e propria serie cinematografica e chissà quante altre cose ancora che non vengono subito in mente.
Resident Evil è stato un terremoto che ha coinvolto milioni di giocatori in tutto il mondo, che ne volevano sempre di più, pronti a godersi in massa ogni nuova iterazione e sperimentazione pensata dalla casa di Osaka. Tante le trasformazioni e gli stravolgimenti a cui il brand è andato incontro: su tutti la svolta Action introdotta con Resident Evil 4, un cambio di rotta radicale che però non ha impedito alla serie di tornare sulla vetta dell’Olimpo videoludico, divenendo una fonte d’ispirazione per tanti altri sviluppatori negli anni successivi. Dopo gli eccessi degli anni seguenti, ecco un’altra rivoluzione: il ritorno alle atmosfere horror del passato e la visuale in prima persona. Il tutto senza ovviamente dimenticare tante sperimentazioni nel mezzo, alcune anche interessanti.
Tra alti e bassi, Resident Evil è da 25 anni una certezza del panorama videoludico. Anche nell’ultima generazione ha saputo regalare grandi emozioni ai suoi fan, dal parziale ritorno al passato con Resident Evil 7: Biohazard fino ai remake di classici quali Resident Evil 2 e Resident Evil 3. Chi più e chi meno, questi giochi hanno fatto breccia nel cuore dei fan, sempre più desiderosi di volerne ancora.
E Capcom era pronta a voler soddifare questa esigenza, stupendo tutti ancora una volta. Giugno 2020, evento di presentazione di PlayStation 5: il palcoscenico perfetto per svelare al mondo l’ottavo capitolo della leggendaria serie, Resident Evil Village.
Sin dalle prime apparizioni appare chiaro come l’intenzione di Capcom sia quella di omaggiare il mai troppo lodato Resident Evil 4 fondendolo con lo stile di Resident Evil 7, per dare così vita a un’altra esperienza inedita all’interno del franchise. Inizialmente previsto sulle console di nuova generazione e PC, Resident Evil Village viene annunciato anche per PS4 e Xbox One, compiendo il suo debutto nel maggio del 2021.
Un altro importante tassello nell’enorme storia di Resident Evil è stato scritto. E il suo impatto è stato incredibile.

resident-evil-8-leak-story-online-scarecrow-600x337



UNA BAMBINA DA SALVARE

Resident Evil Village si pone come seguito diretto dei fatti raccontati in RE7: Biohazard e vede ancora una volta Ethan Winters come protagonista. Tre anni dopo gli eventi a Dulvey, in Louisiana, Ethan e sua moglie Mia Winters hanno avuto una splendida bambina, Rosemary, e provano a rifarsi una vita in Europa. Una notte, però, Chris Redfield e un gruppo di militari al suo servizio vanno irruzione nella nuova casa: Chris uccide Mia a sangue freddo e porta via con sé Rose. Disperato e incredulo per quanto accaduto, Ethan prova a ribellarsi a Chris, ma viene stordito e portato via.
Poco tempo dopo, però, Ethan si risveglia in piena notte nel cuore di un bosco innevato, accanto a un convoglio distrutto e al cadavere di uno degli uomini di Redfield. Non riuscendo a capire cosa stia accadendo, si avventura nel cuore della foresta per poi arrivare nei pressi di un misterioso villaggio apparentemente deserto. Quello che ancora non sa, però, è che il suo nuovo incubo sta per iniziare: il villaggio è infatti infestato da creature mostruose simili a licantropi, alle quali riesce a fuggire solo a stento, dopo che il branco si allontana in seguito a dei rintocchi di campana.
Ethan è quindi da solo in un luogo sperduto e minaccioso, e dove gli ultimi sopravvissuti non sanno come fronteggiare la terribile minaccia che si è abbattuta su di loro. Ma a quanto pare Rose è proprio in quel villaggio: prova quindi ad addentrarsi nel castello adiacente, per poi essere catturato da un misterioso individuo, Karl Heisenberg, che lo trascina al cospetto della divinità del posto, Madre Miranda, e dei suoi quattro lord: Lady Alcina Dimitrescu, Donna Beneviento, Salvatore Moureau e Heisenberg stesso.
Nonostante la drammatica situazione, Ethan riesce a fuggire e ricominciare la sua missione di salvataggio. Ad aiutarlo nel suo cammino c’è un misterioso mercante, noto semplicemente come “Il Duca”, che fornisce all’uomo tutto il materiale necessario per sopravvivere. Ethan si prepara dunque a combattere contro i lord e Madre Miranda, nella speranza di salvare sua figlia Rose. Senza dimenticare il conto in sospeso con Chris Redfield.
I Resident Evil non si sono mai distinti per aver offerto comparti narrativi da Oscar o una scrittura dei dialoghi sopraffine, e l’ottavo capitolo in verità non fa eccezione. Ma recupera tutte quelle caratteristiche che, nonostante tutto, hanno sempre reso coinvolgenti la maggior parte degli episodi della serie: misteri, intrighi, rivelazioni importanti e tanti file a fare da background approfondendo il contesto in cui è ambientata la vicenda. L’evolversi della storia di Village segue uno schema semplice e lineare, ma riesce a tenere alta la curiosità quanto basta dall’inizio alla fine. Perché Chris si è comportato in quel modo? Così questo villaggio? Perché Rose è così importante? Cosa ha scatenato la mutazione degli abitanti del villaggio in lupi mannari (e non solo)? Chi è Madre Miranda e chi sono i suoi sottoposti? In poche parole, Resident Evil 8 è colmo di quesiti più o meno importanti che alimentano un’enorme curiosità di scoprire cosa si cela dietro tutti questi enigmi, fossero anche spiegazioni banali o scontate. E forse, proprio l’enorme alone di mistero che permea su tutta la produzione riesce a rendere la storia degna di essere seguita (oltre a conferire un’atmosfera coinvolgente come ben pochi altri capitoli sono stati in grado di fare).
L’aspetto importante è che, alla fine, tutte queste domande la trovano una risposta: nulla viene lasciato al caso, tutto ha un senso più o meno rilevante. E non solo, Village va ancora oltre, dannatamente oltre, una volta arrivate alle fasi finali dell’avventura, dove sconvolge il giocatore (e soprattutto il fan di lunghissima data della serie Capcom) con delle rivelazioni che riescono a dare non solo un pieno senso a quanto accaduto nell’ottavo capitolo, ma si ricollegano sorprendentemente bene con Resident Evil 7 fino al punto di dare ancora più significato anche a quanto accaduto a Villa Baker. E ancora di più, nel giro di pochi minuti Village riesce persino a ricollegarsi in maniera cruciale ed importante con tutta la serie, portando dei riferimenti sconvolgenti che si possono addirittura far risalire all’origine dell’intera saga. Il tutto si chiude poi con un finale a suo modo sorprendente per diversi motivi, con Capcom che ha optato per un paio di scelte coraggiose mai sperimentate prima nella serie principale.
Ed è così che Resident Evil Village riesce a rivelarsi sorprendente anche sul piano narrativo nonostante la stessa narrativa sulla carta non sia in fondo chissà cosa di sconvolgente; anzi, in larga parte segue un’evoluzione standard e senza sparare i proverbiali fuochi d’artificio. Sono bastati giusto un paio di accorgimenti e rivelazioni importante per elevare il titolo Capcom anche in tal senso.
Resta tuttavia il rammarico per alcune occasioni sprecate soprattutto con gli antagonisti: nessuno di essi viene adeguatamente approfondito anche a causa di un limitato minutaggio per ciascuno di essi (sì, anche per la super pubblicizzata Lady Dimitrescu), e la sensazione è che il grande potenziale di alcuni personaggi risulti in buona parte sprecato proprio per via di una caratterizzazione che non viene approfondita in maniera adeguata. Un peccato che, comunque, non impedisce alla trama di Village di risultare coinvolgente nel suo essere spesso sopra le righe come da tradizione in Resident Evil.

resident-evil-village-lady-Dimitrescu-600x337



LYCANS AND GENTLEMEN!

Superato un prologo pieno di tensione (e che si apre con un’introduzione assolutamente inconsueta per un Resident Evil, ma proprio per questo a suo modo dannatamente affascinante), l’ottavo capitolo della serie mette immediatamente in chiaro quanto più volte ha ribadito Capcom nei mesi precedenti l’uscita del gioco. Village è a tutti gli effetti l’anello di congiunzione tra Resident Evil 4 e Resident Evil 7: Biohazard, e lo è già dalla prima schermata successiva al prologo: Ethan si ritrova a vagare in un bosco, esattamente come Leon all’inizio del quarto capitolo, per poi raggiungere le prime abitazioni di un villaggio sperduto proprio come l’iconico protagonista della serie aveva fatto nella sua avventura.
Da quel momento la situazione degenera a causa dell’incontro con le prime creature mostruose: all’epoca erano i Ganados, persone ormai completamente soggiogate dalle Las Plagas e private della loro umanità, oggi ci sono esseri simili a licantropi. La situazione però non cambia, in entrambi i casi bisogna iniziare a lottare per sopravvivere. E si arriverà infine a un vero e proprio assedio nel cuore del villaggio, dove Ethan (come Leon a suo tempo) deve respingere orde di mostri facendo affidamento sulle pochissime risorse a sua disposizione in queste fasi iniziali. A salvarlo è però un rintocco di campana, che attira l’attenzione di queste creature terrificanti allontanandole dalla loro preda: chissà, forse proprio come i Ganados al servizio di Lord Saddler sono andati a giocare al bingo, solo che Ethan non si pone la stessa domanda di Leon al termine del combattimento.
In un certo senso, Resident Evil Village sembra davvero una reinterpretazione di RE4, giocato però con lo stile, le meccaniche e la visuale in prima persona di RE7. Sia però chiaro che, nonostante di riferimenti e rimandi al capolavoro del 2005 se ne troveranno innumerevoli avanzando nell’avventura (e come vedremo a breve), Resident Evil 8 segue comunque una sua strada ed ha una sua marcata personalità, dovuta alla particolarità del luogo, dei suoi scenari e dei nemici principali che affronteremo lungo il cammino.
Di sicuro chi già ha avuto modo di spolpare il predecessore saprà come muoversi senza problemi, dato che le meccaniche in tal senso restano le medesime. La differenza maggiore sta nell’impostazione generale dell’avventura: se infatti il settimo capitolo ritornava per quanto possibile alle origini della serie proponendosi come un Survival Horror a tutti gli effetti, in Village torna ad affacciarsi con maggior convinzione la componente Action, che riveste un ruolo centrale nel Gameplay.
Ci saranno alcune fasi in cui si dovrà sparare senza sosta alle orde di mostri pronti a banchettare sul nostro cadavere, facendo scorrere adrenalina a fiumi che magari mal si sposa con un titolo Horror in senso tradizionale. Tuttavia è bene chiarire che Village non arriva mai alle punte viste in Resident Evil 5 e soprattutto nel controverso Resident Evil 6, addirittura risulta anche meno “sparacchino” rispetto al quarto capitolo sua fonte d’ispirazione. Al contrario, seppur meno preponderante, l’orrore c’è e si fa sentire forte in alcuni momenti specifici, come nel già ben noto castello di Lady Dimitrescu dove si nota una vaga impostazione sulla falsariga di quanto affrontato a Villa Baker quattro anni prima.

resident-evil-village-hall-of-war-4-600x337



Ma in termini di horror l’ottavo capitolo da il suo meglio andando ancora avanti, spingendosi forse oltre qualunque cosa che sia mai stata fatta con la serie intera, inclusi i capitoli classici precedenti la svolta Action voluta anni fa da Shinji Mikami. In una fase specifica si respira orrore puro, con punte d’angoscia mai avvertite in un Resident Evil, sicuramente non con questa enfasi e con una delle creature più inquietanti dell’intero franchise che sembra essere uscita direttamente da un Silent Hill a caso. Capcom ha alternato in maniera costante azione, orrore e semplici momenti di calma, dando vita a un miscuglio che funziona incredibilmente bene. Se da un lato è vero che molto difficilmente si potrà parlare di questo gioco come di un Survival Horror nel vero senso del termine, forse questa volta la casa di Osaka è veramente riuscita a trovare un equilibrio armonioso tra le origini della serie tanto amate dai fan e l’azione più frenetica vista spesso negli scorsi anni.
Dei capitoli inediti, non considerando quindi il Remake di Resident Evil 2 che per sua natura di rifacimento è ovvio che avrebbe seguito quella specifica strada poi vista nel gioco completo, Resident Evil Village è quello che ci riesce meglio, andando per certi versi anche oltre al capolavoro a cui si ispira (pur senza eguagliarlo prendendo tutta l’opera nel complesso). E già solo per questo il lavoro svolto da Capcom è stato davvero encomiabile, con tutto che ovviamente non tutti i fan potrebbero accettare lo stesso la nuova semi-virata verso l’Action. Ma il tutto è stato fatto con senso e criterio, senza sacrificare troppo le componenti tipiche delle avventure horror. Il backtracking, ad esempio, continua ad esserci senza eccessi ed alternato con intelligenza a momenti più lineari, ed anche l’esplorazione riveste spesso un ruolo importante: setacciare con attenzione ogni area di gioco è fondamentale per recuperare ogni risorsa utile per la nostra sopravvivenza, che si tratti di munizioni, oggetti curativi o tesori. A risultare trascurati sono invece gli enigmi, pochi e neanche troppo elaborati, ma per come è strutturata l’avventura la loro mancanza non si avverte in maniera così forte.
A compensare ci pensa infatti un level design studiato con grande intelligenza ed attenzione. Village si svolge in quella che potremmo in un certo senso considerare una singola mappa di dimensioni generose, dove il villaggio funge da Hub principale che collega tutte le aree circostanti (consideratele alla stregua dei “dungeon” tipici di un gioco di ruolo, per rendere l’idea), da raggiungere dopo aver comunque trovato le specifiche chiavi per aprire i portoni sigillati. Sarà possibile ritornare spesso sui propri passi, sebbene a un certo punto specifiche aree non saranno più accessibili una volta andati avanti con la storia, pertanto è fondamentale non tralasciare nulla di utile all’interno di ogni stanza e corridoio di questi scenari (sulla mappa le aree ancora da completare sono evidenziate di rosso, e diverranno poi blu una volta ripulite). Ci sono alcune ambientazioni che dimostrano di sapere il fatto loro, altre che invece avrebbero forse meritato un minutaggio maggiore per farsi apprezzare ancora di più, ma la sensazione è quella di essere davanti a un lavoro molto più profondo rispetto a quello svolto per RE7, che in tal senso non era comunque malvagio.
Ecco, soffermandosi sul paragone con il settimo episodio, di cui Village è un seguito diretto, emerge un altro elemento fondamentale con il passare delle ore: il nuovo Resident Evil prende la base del suo predecessore e la perfeziona praticamente in tutto, non solo per quanto riguarda la mappa di gioco. Un bestiario molto più variegato, un maggior numero di Boss ispirati (alcune battaglie sono veramente spettacolari e persino inconsuete per un Resident Evil, ma in senso positivo) e un armamentario più sofisticato con tanto di personalizzazioni più incisive sono alcuni degli ingredienti dell’ottavo capitolo volti a renderlo ben più saporito. Per via della maggior impronta d’azione, combattere risulta adesso più gratificante e coinvolgente, non avendo più a che fare con la stessa singola tipologia di nemico (i Molded del settimo capitolo e le loro poche varianti) per tutta la partita; al contrario i licantropi dimostrano riflessi e un’aggressività maggiore, richiedendo quindi una maggior prontezza di riflessi e una precisione maggiore nella mira per far valere ogni proiettile in canna. Poi ci sono ovviamente anche nemici più tradizionali, come i “nuovi” zombie dai movimenti più lenti, ma con la capacità di impugnare armi risultando quindi ugualmente pericolosi, specie se in gruppo. Per non parlare di diverse altre creature minacciose che potrebbero costringerci a dover scaricar loro addosso munizioni in gran quantità. In tal senso l’armamentario si difende bene, dato che offre tutte le tipiche bocche di fuoco viste in tanti altri capitoli passati: pistole, fucili di vario genere, lanciagranate, mitra, granate, mine ed altro ancora ci aiuteranno a sopravvivere, a patto ovviamente di averle sempre ben cariche. Non manca come sempre il coltellino, utile soprattutto per rompere varie casse nei dintorni senza sprecare colpi.
Nonostante la maggior varietà ed aggressività dei mostri presenti in questo capitolo, la difficoltà si mantiene su livelli bilanciati, forse anche lievemente più semplice rispetto a RE7. Restare a corto di munizioni può capitare, ma è un evento che si presenta con minor frequenza, anche perché Ethan è in grado di fabbricarsi proiettili grazie alle risorse rinvenute durante l’avventura. Giocando però ad Estremo la lotta per la sopravvivenza si fa sentire tutta: ogni cura ed ogni munizione sprecata può essere un errore fatale.
Per fortuna in questi momenti c’è un prezioso alleato che può sostenerci contro gli orrori del villaggio: trattasi di Duke, il mercante. Questo enorme omone in evidente sovrappeso sarà il nostro unico amico effettivo in mezzo a quella situazione surreale, sebbene i suoi aiuti non sono certo gratis. Arriva dunque il momento di mettere a frutto tutti i Lei (la moneta di gioco) raccolti fino a quel momento, lasciati dai cadaveri dei nemici oppure rinvenuti dentro qualche vaso o cassa, scambiandoli con il Duca per comprare nuove armi, munizioni (molto care) e cure. L’uomo ci insegnerà persino a fabbricare vari strumenti e proiettili per il nostro equipaggiamento bellico, mettendo a frutto le varie risorse rinvenute durante il cammino. Ancora, a suon di bei soldi può anche potenziare tutte le nostre armi in termini di potenza, velocità di ricarica, capienza dei caricatori e cadenza di tiro, rendendole un poco alla volta sempre più performanti. Dulcis in fondo, acquisterà tutti i tesori e gli oggetti ormai inutili in nostro possesso, pagandoli profumatamente a seconda del loro valore e permettendoci così di poter fare ulteriori utili acquisti nel suo emporio itinerante. I tesori vanno dunque cercati con grande attenzione mentre esploriamo ogni scenario, dato che è possibile trovarne alcuni veramente preziosi (si pensi a quelli lasciati dai mostri più potenti o dai boss); alcuni inoltre necessitano di essere combinati con altri oggetti per portare al massimo il loro valore, rendendo quindi consigliabile aspettare prima di rivendere ancora.
E dove riporre tutto questa roba? Ovvio, nel nostro inventario-valigetta ripresa direttamente da Resident Evil 4. E proprio come in RE4 è possibile espanderne la capienza acquistando potenziamenti appositi da Duke, per poi divertirsi a compiere incastri in stile Tetris degli oggetti a nostra disposizione per massimizzare gli spazi. Anche qui, comunque i tesori e gli oggetti chiave saranno riposti in inventari a parte, mentre le risorse effettive legate al combattimento ed alla sopravvivenza sono le uniche che verranno inserite nella valigetta.

shotgun-resident-evil



Da Resident Evil 7 ritorna invece la possibilità di potenziare in modo permanente le capacità di Ethan in termini di vita, resistenza e abilità di combattimento. C’è un modo speciale per farlo: mettersi a caccia della selvaggina che circonda il villaggio, che si tratti di galline, pesci o maiali selvatici, alcuni dei quali piuttosto rari. Una volta raccolta carne in quantità sufficiente è necessario portare tutti gli ingredienti al Duca (occhio, meglio non rivendere) che darà così sfoggio di tutte le sue capacità in cucina: preparerà così dei piatti speciali per Ethan che potenzieranno in maniera permanente le sue caratteristiche fisiche. Ci sono 5 potenziamenti specifici tramite il cibo e le quantità necessarie per sbloccarle, pertanto è bene mettersi ogni tanto alla ricerca di questi animali generalmente segnati sulla mappa in modo così da ottenere migliorie che si dimostreranno preziose nelle fasi avanzate di gioco (soprattutto se si gioca ad Estremo).
Leggendo tutta questa lunga descrizione della componente ludica di Village, ciò che emerge è una produzione ricchissima di sfumature e di contenuti, con un quantitativo di scenari ben più variegato rispetto ad alcuni vecchi episodi. Ciò lascerebbe intendere una longevità notevole, no? In verità su questo aspetto l’ottavo capitolo mostra il fianco ad alcune critiche, in quanto la durata dell’avventura non è esattamente delle più corpose: potrebbero infatti bastare anche meno di una decina di ore per arrivare ai titoli di coda e completando la larga maggioranza della mappa. In verità la durata complessiva si sposa molto bene con il ritmo dell’avventura e, per quanto magari non lunghissimo, ciò che offre in quelle dieci ore scarse è comunque intenso, coinvolgente ed appassionante dall’inizio alla fine. Il che è già tanto. Tuttavia, alla luce delle numerose location incluse nel gioco, il rischio è quello di non riuscire a valorizzare appieno ognuno di questi scenari: tale situazione si verifica effettivamente in un paio di occasioni, dove alcune ambientazioni (così come i relativi personaggi) avrebbero tratto giovamento da un maggior minutaggio.
La rigiocabilità è comunque assicurata. Non solo il titolo lascia spazio ad essere rigiocato volendo tentando una Speed Run, ma offre anche numerosi extra da sbloccare (concept art e modelli 3D dei personaggi). Tra questi, dopo l’assenza nello scorso capitolo, fa il suo ritorno la modalità Mercenari, per la prima volta in prima persona e con un’impostazione diversa rispetto a quella vista negli episodi 4, 5 e 6 della serie. Stavolta è suddivisa a mini-capitoli che richiedono di essere completati abbattendo un certo tot di nemici; una volta fatto questo bisogna correre verso l’uscita e passare così al livello successivo. Tra un intermezzo e l’altro si possono poi comprare risorse, armi e potenziamenti da Duke e prepararsi così alla sfida seguente. Non solo, oltre alla possibilità di allungare il timer di gioco (una volta scaduto è Game Over, come ai vecchi tempi), si possono raccogliere anche dei Power-Up che miglioreranno ancora di più le prestazioni di Ethan.
Da un lato ci sta aver provato a rinnovare questa modalità storica della serie, all’atto pratico però la modalità Mercenari impostata in questo modo si rivela molto più debole rispetto al passato: non solo appare molto più facile, ma la suddivisione a livelli non si dimostra azzeccata, spezzando il ritmo e il senso di sfida crescente come accadeva un tempo. Bene il suo ritorno, ma l’esecuzione poteva essere assai migliore.
Ma di fronte a quello che si dimostra uno dei più ricchi, incredibili e sorprendenti Resident Evil dell’ultimo decennio, si può chiudere un occhio su questa mancanza. Capcom ha fatto un lavoro da applausi, facendo tesoro dell’esperienza accumulata con RE7 e i due remake e portando così la serie alla sua massima espressione ludica e concettuale come non avveniva da diverso tempo a questa parte.

Resident-Evil-Village-1-600x337



ORRORE, AZIONE E LE MERAVIGLIE DEL RE ENGINE

La grossa ispirazione a Resident Evil 4, fuso con lo stile di Resident Evil 7, si avverte forte anche in termini di atmosfera. Sembra davvero di rivivere il quarto capitolo sotto nuova veste e una nuova storia, come se Village fosse non solo l’ottavo episodio della serie, ma anche a suo modo una sorta di remake del classico del 2005. A trarne enorme vantaggio è proprio la stessa atmosfera che si respira, densa di horror, mistero e infinita curiosità verso l’ignoto che non smette di accompagnarci per tutta la partita. Sicuramente la magistrale caratterizzazione di ogni ambientazione, non solo perfettamente differenziate tra loro ma anche valorizzate in tutti i particolari, ci ha messo un bel carico da novanta in più. Scenari come il castello o la surreale casa di Donna Beneviento, senza dimenticare l’inquietante fabbrica di Heisenberg, vantano una cura nei dettagli e un design così ispirato da meritare gli applausi a scena aperta. Azzeccata anche l’idea di rendere il villaggio una sorta di Hub, anch’esso in grado di trasmettere tensione ed angoscia ogni volta che vi si fa ritorno, non sapendo quali nuove mostruosità lo hanno invaso.
Gli applausi vanno anche al design delle creature, tra i più ispirati mai visti in un Resident Evil e in grado di offrire qualche bestialità grottesca di forte impatto (Salvatore Moreau su tutti).
Resident Evil 8 ci permette ancora una volta di tessere le lodi anche del RE Engine, talmente versatile da rendere perfettamente funzionante sul piano tecnico anche una produzione pensata per PS5 e Xbox Series X/S sulle console di vecchie generazione. Pur ovviamente non arrivando ai livelli della next-gen, e mostrando quindi qualche sbavatura nelle textures e qualche sporadico pop-up, Village è una bomba da vedere anche su una PS4 Standard, dove funziona in maniera egregia senza rallentamenti o bug gravi. Ancora una volta Capcom dimostra di che pasta è fatto il suo motore grafico che, dopo le meraviglie viste negli altri Resident Evil e in Devil May Cry 5 continua a stupire ad ogni nuovo gioco costruito sulle sue basi, e che sicuramente riserverà altre grandi sorprese nei prossimi anni sui nuovi sistemi.
Si chiude con un comparto sonoro da cardiopalma. Le atmosfere sono rese ancora più immersive da sottofondi che si sposano perfettamente con l’azione e con l’orrore, aumentando ancora di più il coinvolgimento del giocatore. Alcuni brani spiccano in maniera brillante (specialmente l’eccezionale brano conclusivo “Yearning From Shadows”) decretando il successo di RE8 anche su questo fronte. Il doppiaggio inglese è ancora una volta recitato con grande cura e dedizione, dispiace invece non poter dire lo stesso di quello italiano che appare spesso inappropriato e con tonalità poco azzeccate. Ma data la fortuna di poter selezionare a nostro piacimento il parlato, il consiglio vivissimo è quello di settare la lingua anglosassone per godersi al massimo l’intera opera.

jpg



I DOVERI DI UN PADRE

In un’epoca dove Resident Evil è tornato a godere di una popolarità che non toccava da anni, ciò che prosegue a fare Capcom con la sua serie di punta continua a lasciare senza parole. Il nuovo corso della serie partito con il piede giusto con Resident Evil 7: Biohazard ha portato poi alla nascita di una produzione desiderata e sognata da anni come il remake di Resident Evil 2, consacratosi come una delle produzioni più memorabili dell’ultima generazione. Il successivo remake di Resident Evil 3 non ha magari goduto della stessa fortuna, ma a suo modo anch’esso qualche interessante freccia al suo arco l’aveva eccome.
Di fronte a un percorso del genere al momento dell’annuncio dell’ottavo capitolo, Resident Evil Village, è venuto giù il mondo, imponendosi immediatamente come uno dei titoli più attesi in assoluto per il 2021. Capcom lo ha pubblicizzato al meglio, spinta anche dall’improvvisa e inaspettata popolarità ottenuta da Lady Dimitrescu nel corso dei mesi precedenti il debutto sul mercato, portando le attese a livelli così alti come non accadeva da tempo per la più amata e popolare serie Survival Horror di sempre.
E quando è arrivato il momento di tirare le somme, tutti i pezzi si sono incastrati perfettamente, dimostrando che quell’attesa è stata ampiamente ripagata. Perché Resident Evil Village non è solo una produzione meritevole dell’eccellenza, ma è anche il miglior Resident Evil dell’ultimo decennio assieme proprio al celebrato remake del secondo capitolo.
Vero, qui la componente Action torna a rivestire un ruolo più incisivo rispetto a quanto visto nel settimo episodio, e la dichiarata ispirazione a Resident Evil 4 si sente fortissima non solo in ambito ludico, ma anche in termini di scenari, atmosfere e riferimenti. Eppure, Resident Evil 8 ha un enorme merito: quello di essere, forse, quel perfetto anello di congiunzione tra Action e Survival Horror che la Capcom inseguiva ormai da tanti anni. Stavolta sembra ce l’abbiano davvero fatta, perché le due componenti si amalgamano tra loro in una maniera che forse nemmeno l’immenso quarto capitolo è riuscito a fare. Perché se da un lato è vero che certe sequenze sono davvero di azione pura, al tempo stesso l’ottavo capitolo ti offre quello che si potrebbe considerare il momento horror più alto mai toccato dall’intero brand in tutta la sua storia.
A valorizzare il tutto ci pensa anche una trama che, pur seguendo uno schema di base abbastanza prevedibile, regala alcuni momenti assolutamente inaspettati e dei colpi di scena non solo clamorosi, ma che riescono a dare un pieno senso a tutto ciò che riguarda questo nuovo corso della serie riallacciandosi al tempo stesso in maniera intrigante con il resto della saga. Piccoli riferimenti sparsi, uniti ad un finale da applausi che ti fanno sognare subito il nono capitolo: perché ne vuoi ancora di più, sempre di più, non riesci più a farne a meno.
E di fronte a ciò che RE8 è stato capace di trasmettere riesci pure a perdonargli una longevità che poteva essere magari più corposa e la peggior modalità Mercenari mai proposta dalla serie. Ma del resto davanti a una direzione visiva superlativa (e che tecnicamente se la cava egregiamente anche su una PS4 Standard) e un accompagnamento sonoro da brividi (il doppiaggio italiano però lo è in senso negativo) i punti forti di questo capitolo sono così tanti e talmente forti che sovrastano i pur presenti aspetti negativi.
Resident Evil Village si impone come una delle più grandi produzioni del 2021 e rende sempre più forte il suo storico brand di appartenenza. Capcom conferma ancora una volta lo stato di grazia che sta attraversando da qualche anno a questa parte, nella speranza che continui su questa strada anche ora che una nuova generazione è appena iniziata, regalandoci altri giochi, altri Resident Evil, di questo potente calibro.



PREGI

- La più efficace congiunzione tra Action e Horror mai offerta dalla serie
- Ritmo di gioco studiato alla perfezione
- Grande varietà di scenari, bestiario e situazioni da affrontare
- Atmosfere estremamente coinvolgenti
- La storia offre alcuni momenti memorabili e colpi di scena gestiti in maniera impeccabile
- Visivamente spettacolare
- Sonoro di altissimo livello, soprattutto il doppiaggio in lingua inglese
- Rigiocabile

DIFETTI

- L’avventura principale poteva essere un poco più longeva
- La modalità Mercenari è dimenticabile
- Il doppiaggio italiano non rende giustizia all’opera

VOTO FINALE : 9



Edited by ~ChrisMuccio - 15/5/2021, 23:17
 
Web  Top
view post Posted on 17/5/2021, 08:39
Avatar

Spammatore folle

Group:
Member
Posts:
3,016
Location:
Genesis

Status:


Grande recensione Chris! :ok:

Che dire? Questo è stato il primo capitolo di RE che nel momento esatto in cui l'hanno annunciato ho detto "lo voglio", lieto di vedere che ci avevo visto bene, con un titolo che continuerà a mantenere alta la notevole qualità media dei giochi Capcom attuali dopo un già fantastico Monster Hunter Rise.
Probabilmente in uno di questi mesi, lo acquisterò anch'io! :D
 
Top
view post Posted on 18/5/2021, 17:42
Avatar

Leggendario Maestro del Forum

Group:
Administrator
Posts:
4,738
Location:
Roma

Status:


Grazie mille Warden ;)
Appena puoi fallo tuo, è un grosso passo avanti rispetto a RE7 in praticamente ogni aspetto!
 
Web  Top
view post Posted on 19/5/2021, 16:43
Avatar

Super gattone felpato alfiere di OUYA

Group:
Member
Posts:
1,565
Location:
Regno dei funghi

Status:


Decisamente un gioco che potrebbe convincermi a tirare fuori la PS4.
 
Top
view post Posted on 19/5/2021, 23:13
Avatar

Leggendario Maestro del Forum

Group:
Administrator
Posts:
4,738
Location:
Roma

Status:


CITAZIONE (AstroMaSSi @ 19/5/2021, 17:43) 
Decisamente un gioco che potrebbe convincermi a tirare fuori la PS4.

Fallo Astro, non te ne pentirai!!
 
Web  Top
4 replies since 15/5/2021, 21:35   105 views
  Share