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Pokémon Scarlet & Violet, Recensione di ChrisMuccio

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view post Posted on 12/11/2023, 21:05
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POKEMON SCARLET & VIOLET



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CASA: NINTENDO
SVILUPPATORE: GAME FREAK
GENERE: JRPG
GIOCATORI: 1-4



LA NONA GENERAZIONE

Videogiochi, anime, fumetti, carte collezionabili, giocattoli: se c’è un brand che trascende la sua origine videoludica fino a divenire un fenomeno di culto consolidato in ogni angolo del mondo, quello è Pokémon. Dagli inizi in Giappone nell’ormai lontano 1996 fino ai giorni nostri, il franchise creato da Nintendo e Game Freak ha raggiunto vette di popolarità tali da essere conosciuto letteralmente da ogni persona, anche da chi a un videogame non si è mai avvicinato nemmeno per sbaglio.
Ma il successo non è piovuto dal nulla, è stato costruito pezzo dopo pezzo grazie ad un concept tanto semplice quanto geniale (mostriciattoli da catturare, allevare e far combattere contro altri allenatori in giro per il mondo), la base di giochi capaci di scrivere la storia videoludica grazie ad indiscutibili qualità.
Ma nonostante oggi Pokémon si potrebbe considerare un brand praticamente immortale, da molto tempo la serie sembra giacere sugli allori, andando avanti solo con il nome che porta ma senza più curarsi di raggiungere standard qualitativi degni del suo nome. Generazione dopo generazione, Game Freak ormai si interessa di svolgere solo il mero compitino (e spesso nemmeno quello) senza sforzarsi più di tanto, consapevole che ogni sua nuova uscita si tramuterà in una nuova gallina dalle uova d’oro indipendente dall’effettivo valore delle singole produzioni. Un discorso che si estende anche alla stessa Nintendo, alla quale sembra importare poco dello status del suo brand più famoso a livello globale: finché continuano a piovere soldi come se non ci fosse un domani, va bene così. Ed in fondo non hanno tutti i torti.
Tuttavia, questo approccio ormai da tempo comporta una continua mortificazione e semplificazione di tutto ciò che la serie principale ha sempre rappresentato, che sembra andare avanti per inerzia e raschiando sempre di più il fondo del barile in cerca di nuove idee che faticano a convincere. In tal senso è emblematico il caso di Pokémon Sword & Shield, i giochi che hanno dato il via all’Ottava Generazione e, ad oggi, il punto più basso mai toccato dal brand. Prodotti di una mediocrità disarmante in ogni singolo elemento che li compongono, realizzati con il solo scopo di racimolare soldi facili e nulla più, tristissimi da vedere così come poco stimolanti da giocare, che appaiono solo una mera ombra di ciò che la serie un tempo fu.
Ma le vendite parlano chiaro e la macchina produttiva non può permettersi di rallentare: ci sono altre tonnellate di dollari, euro e yen da macinare con il prossimo gioco. Questo però non significa che Nintendo e Game Freak siano completamente ignari della situazione. Ci hanno provato, dunque, a cambiare un poco le carte in tavola rivoluzionando una formula perfettamente consolidata ma che inevitabilmente è erosa dal tempo. L’inizio del 2022 si apre all’insegna di Pokémon Legends Arceus e qualcosa dopo tanto tempo sembra muoversi per il verso giusto: uno spin-off che prova ad osare, a sperimentare idee mai viste prima nella serie, e che a suo modo sembra funzionare nonostante abbia ancora più problemi da gestire (in particolare in ottica tecnica).
Pur non trattandosi di un prodotto impeccabile, Pokémon Legends Arceus dimostra che una base da cui ripartire per il futuro c’è, e potrebbe dare una svolta alla Nona Generazione che di lì a poco avrebbe preso il via. Pokémon Scarlet & Violet vengono annunciati alla fine di febbraio 2022 e diventano realtà nel novembre dello stesso anno: sulla carta vogliono imporsi come episodi innovativi, pronti a far tesoro di quanto offerto da Pokémon Legends Arceus mescolando con le caratteristiche tipiche del brand principale.
Ma purtroppo, nonostante tutti i buoni propositi ed una mole di contenuti ben più consistente rispetto alle più recenti iterazioni della serie madre, Scarlet & Violet dimostrano che la strada è ancora fin troppo lunga e c’è ancora tanto, troppo margine di miglioramento per tornare ad essere la grande serie di un tempo e non solo un prodotto volto a racimolare soldi facili e veloci. Ma Game Freak vorrà mai intraprenderla?



BENVENUTI A PALDEA

Le vicende di Scarlet & Violet si svolgono nella Regione di Paldea, una terra di vastissime dimensioni ispirata alla reale penisola iberica, e ci mette nei panni del consueto giovanissimo allenatore (o allenatrice) di Pokémon pronto non solo a dare la caccia a tutti i mostriciattoli della Regione, ma anche a divenire uno studente dell’Accademia Arancia, la più grande scuola di tutta Paldea.
La sostanza comunque non cambia: dopo aver scelto il nostro Starter come di consueto tra un Pokémon di Tipo Erba (Spirigatito), Fuoco (Fuecoco) o Acqua (Quaxly), il nostro scopo è di girovagare per il mondo, lanciare la nostra sfera e catturare tutti i Pokémon. Stavolta però con una libertà di esplorazione mai vista prima nella serie principale: da Legends Pokémon Arceus i nuovi episodi di Nona Generazione riprendono la struttura Open World lasciando così al giocatore la totale libertà di esplorare la nuova Regione come vuole e andando dove vuole. Chiaro, ci sono comunque alcuni limiti iniziali che non possono essere sormontati dal nostro fido compagno Pokémon Leggendario, Koraidon per Scarlet e Miraidon per Violet, a nostra disposizione sin dai primi momenti dell’avventura seppur non per i combattimenti. Il nostro giovane allenatore può saltare in groppa alla creatura leggendaria e muoversi più rapidamente lungo gli scenari, sebbene gli iniziali movimenti limitati non gli consentano di scalare pareti rocciose o nuotare lungo i corsi d’acqua. C’è un modo chiaramente per potenziare Koraidon/Miraidon che vedremo più avanti, in ogni caso al netto di questi limiti iniziali c’è effettivamente modo di muoversi a piacimento attraverso Paldea senza necessariamente seguire un percorso lineare come visto nella maggior parte dei giochi della serie.
Gli obiettivi principali della nostra avventura sono tutti segnati sulla mappa, ma tra una missione e l’altra non bisogna dimenticare uno dei più classici scopi del nostro viaggio: catturare tutti i Pokémon presenti così da completare il Pokédex. I mostriciattoli sono tutti perfettamente visibili nel mondo di gioco che ci circonda e per ingaggiare lo scontro basta soltanto entrarci a contatto: una volta indeboliti a sufficienza, si passa alla cattura a suon di Poké Ball ed il gioco è fatto. Anche stavolta avremo accesso libero ai Box, con la possibilità dunque di personalizzare sempre in tempo reale il nostro team a seconda delle esigenze. Ed anche stavolta i Punti Esperienza sono sempre condivisi, con la crescita di ogni creatura in squadra che procede contemporaneamente e di pari passo.
Va in ogni caso constatato che ancora una volta, come ormai prassi confermata da Game Freak, non ci sarà più il Pokédex Nazionale, ma soltanto una limitata selezione di Pokémon da catturare: a Paldea ci sono in tutto 400 Pokémon, dei quali un centinaio sono nuovi di zecca pensati proprio per la Nona Generazione. Purtroppo bisogna anche constatare che i mostri della Gen IX sono anche tra i meno ispirati mai visti in tutta la serie: è chiaro che, arrivati alla soglia del migliaio di Pokémon, i ragazzi di Game Freak iniziano ad essere a corto d’idee e diventa sempre più difficile creare creature dal look davvero ispirato ed azzeccato. Chiaro, ci sono Pokémon che non passano inosservati, ma per la larga maggioranza dei casi si è optato per un design azzardato, forse pure troppo, ed in questo modo molto difficilmente riesce a bucare lo schermo.
Purtroppo il design generalmente ben poco ispirato dei nuovi Pokémon non è l’unico problema di Scarlet & Violet. A fronte di una mappa di gioco così vasta sono davvero pochi non solo i punti d’interesse da raggiungere, ma anche gli Allenatori da sfidare, spesso dotati di team composti da un singolo Pokémon. Persiste dunque una problematiche che va avanti già da diverse generazioni e che rende virtualmente quasi inutili le battaglie con gli altri Allenatori. In compenso gli scenari sono invece pieni di risorse e TM da raccogliere, sebbene anche in questo caso spesso ci si ritrova davanti ad elementi che non hanno una concreta utilità lungo il nostro cammino.



Ecco quindi che alla fine la svolta Open World non si rivela così incisiva come sperato. Al contrario, il nostro viaggio risulta spesso più tedioso e soporifero che davvero coinvolgente proprio per la mancanza di sorprese o momenti originali nel frattempo che si affrontano le sfide principali del gioco. Anche il grado di sfida non riesce a convincere del tutto, rivelandosi sostanzialmente schizofrenico e non sempre ben bilanciato. Non siamo davanti ad un senso di sfida praticamente a zero come successo con Sword & Shield dato che stavolta sono presenti battaglie che richiedono effettivamente un po’ d’impegno e strategia per essere affrontate, tuttavia anche a seconda dell’ordine con cui si esplora il mondo di gioco si rischia di ritrovarsi davanti a sfide troppo facili o troppo ostiche senza un reale perché, ed il risultato è che ancora una volta non si riescono a trovare stimoli davvero soddisfacenti lungo il nostro viaggio.
Anche le nuove meccaniche pensate per quest’occasione dimostrano che Game Freak fatica a trovare idee originali davvero efficaci. La novità principale di Scarlet & Violet è rappresentata dalla Teracristallizzazione, un potere che permette a ciascun Pokémon di potenziare le mosse di un determinato Tipo o anche di cambiare proprio lo stesso Tipo di partenza. All’atto pratico, però, non solo questo potere è predeterminato per ciascuna creatura che incontriamo, ma in fondo aggiunge poco e nulla al gameplay, rivelandosi forse una delle idee meno brillanti ed efficaci dai tempi delle Mosse Z di Pokémon Sun & Moon. Anzi, talvolta ci si dimentica proprio di questa tecnica che viene adoperata solo in casi proprio rari, come le sfide con i Capipalestra, ad esempio. I Raid Teracristalli collegati a questa nuova meccanica e sparsi lungo tutta Paldea sono invece una semplice riproposizione dei Raid Gigamax di Sword & Shield: cambia la forma ma non la sostanza.
Il problema, però, è che i limiti di Scarlet & Violet sono ancora più profondi rispetto a quanto spiegato fin qui, e dispiace davvero doverlo constatare considerato che questa volta Game Freak aveva pure provato a mescolare un po’ le carte in tavola aggiungendo qualcosa di davvero nuovo. Le intenzioni c’erano, è mancato l’impegno fino in fondo.

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TRE STORIE IN UNA

E dire che Pokémon Scarlet & Violet ci provano pure a cambiare un po’ le carte in tavola, forse in maniera anche più marcata rispetto alle Generazioni più recenti. Stavolta infatti la storia principale non ruota attorno ad un unico scopo (divenire Campioni della Lega regionale), ma è suddivisa in tre distinte missioni principali che possono essere affrontate liberamente e con l’ordine preferito dal giocatori: trattasi di Il Cammino dei Campioni, Il Viale della Polvere di Stelle e Il Sentiero Leggendario.
Il primo è quanto di più tradizionale si possa immaginare in un gioco Pokémon: affrontare gli otto Capipalestra della Regione per poi sfidare i Superquattro ed il Campione in modo così da divenire veri e propri Maestri Pokémon. Rispetto al passato, come detto, l’unica differenza è che si può scegliere a piacimento l’ordine con cui affrontare le Palestre, a seconda del livello d’esperienza raggiunto dalla nostra squadra in continua evoluzione. Peccato però che stavolta Game Freak si sia messa d’impegno per rendere quanto più soporifero possibile il più classico degli obiettivi in un gioco Pokémon. Per sfidare i Capipalestra, infatti, bisogna anzitutto affrontare un esame che consiste solitamente in un minigioco di dubbissima qualità e spesso privo di qualunque originalità, che finisce con il rivelarsi più un’inutile perdita di tempo che un piacere da seguire. Nella maggior parte dei casi, quindi, scordiamo l’esplorazione di elaborate palestre e la sfida con i membri del team prima dell’avversario principale, la più classica delle formule Pokémon che però magari avrebbe funzionato decisamente meglio rispetto a questa nuova soluzione da dimenticare.
Ma le sfide con i Capipalestra ed i successivi Superquattro non sono tanto più elettrizzanti considerato che, con una squadra bilanciata ed allenata a sufficienza, si riesce a spazzare via ogni avversario senza grossa fatica, Campione compreso. Scarlet & Violet offrono dunque uno delle meno avvincenti corse al rango di campione mai viste in un capitolo principale della serie.
Il Viale della Polvere di Stelle consiste invece nella sfida con il gruppo “criminale” di questo capitolo, il Team Stella, un gruppo di bulletti che terrorizzano gli studenti dell’accademia. Il Team Stella opera attraverso cinque quartier generali sparsi lungo tutta Paldea, guidati da un capo del gruppo: lo scopo del giocatore è dunque battere ciascun capitano in modo così da arrivare al vero e proprio leader del Team Stella e sconfiggerlo una volta per tutte.

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All’atto pratico questa specifica missione principale è sostanzialmente la peggiore del trittico a causa della totale monotonia che la caratterizza. Raggiunto un covo bisogna anzitutto ripulirlo di tutti i Pokémon del gruppo attraverso uno dei minigiochi più soporiferi e meno ispirati mai proposti dalla serie. Si passa poi alla sfida con il capo di turno, con ciascuno di essi che manda in campo sempre lo stesso identico Pokémon finale. Stop, tutto qui fino allo scontro finale. Zero creatività e zero sforzi in questo caso per dare un tocco di varietà e personalità in più a questa specifica quest.
Si chiude infine con Il Sentiero Leggendario, che consiste nell’individuare ed affrontare cinque Pokémon speciali dalle dimensioni anormali a causa del consumo di alcune piante speciali nascoste nella Regione. Scovare queste creature non è sempre immediato e bisogna in alcuni casi capire come stanarle dai loro nidi, per poi dare vita ad una battaglia con una certa dose di spettacolarità date le loro dimensioni. Ma anche qui, comunque, non ci sono particolari sorprese da segnalare. Tuttavia le ricompense date da questa storia sono molto importanti: completare ciascuno dei 5 capitoli principali del Sentiero permette di potenziare le abilità di Koraidon/Miraidon ed avere così ancora più libertà d’azione e movimento durante l’esplorazione, riuscendo così a raggiungere aree altrimenti inaccessibili e muovendosi così molto più facilmente attraverso Paldea.
Una volta completate le tre missioni principali si sblocca l’ultima, importante quest volta a concludere definitivamente la storia principale del gioco. Ma anche questa, alla fine, si rivela molto più deludente di quanto si possa immaginare, non solo per la sua generale brevità ma anche per una location che delude le elevate aspettative che prova a costruire strada facendo. Non c’è molto da fare con l’Endgame, che offre qualche altra sfida aggiuntiva e poco altro.
Sulla carta grazie a questa maggior varietà di scopi principali, Scarlet & Violet avevano le carte in regola per differenziarsi da tutti i predecessori e dare finalmente una ventata d’aria fresca al brand. All’atto pratico, però, gli sviluppatori non sono riusciti a valorizzare fino in fondo questo concept che si rivela quindi incompiuto.

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LA TECNICA, QUESTA SCONOSCIUTA

L’elemento che ha fatto discutere di più in assoluto, non solo i giocatori ma anche la critica stessa, è stata la disastrosa condizione del comparto tecnico al lancio dei giochi di Nona Generazione. Se è vero che la serie Pokémon sin dal passaggio al 3D avvenuto con Pokémon X & Y su Nintendo 3DS ha avuto difficoltà a raggiungere adeguati standard qualitativi in termini visivi, i giochi più recenti come Pokémon Sword & Shield e Legends Pokémon Arceus si sono dimostrati insoddisfacenti anche per gli standard di una console come Nintendo Switch che sicuramente non fa della potenza hardware il suo cavallo di battaglia. Ma con Scarlet & Violet si è forse andati ancora oltre nel senso più negativo del termine, perché i diretti predecessori erano magari poco soddisfacenti come grafica, ma di sicuro non erano martoriati da un oceano di bug, glitch e problematiche di ogni sorta come sono stati i nuovi giochi al momento del loro lancio nel novembre del 2022.
Non solo Scarlet & Violet sono di base piuttosto poveri in ambito puramente tecnico, ma la continua sequenza di sbavature tecniche, in certi casi anche piuttosto gravi, è davvero difficile da digerire ed anche solo accettare. Fa rabbia vedere la quasi totale noncuranza con cui Game Freak ha sviluppato quello che in linea teorica dovrebbe essere un gioco fondamentale nella schedule Nintendo, e fa senso vedere la stessa Nintendo accettare senza battere ciglio che uno dei suoi giochi di punta venga pubblicato in uno stato semplicemente inaccettabile. Da quella stessa Nintendo che è solita distribuire sul mercato prodotti in tal senso quanto più precisi possibili o comunque con ben poche sbavature, che non necessitano di chissà quali aggiustamenti anche dopo il lancio. La limitata capacità hardware di Nintendo Switch rispetto ad altre piattaforme disponibili sul mercato non è una scusante: su quella stessa piattaforma la Grande N ci ha fatto girare kolossal come gli ultimi due The Legend Of Zelda, oltre ad un enorme Super Mario Odyssey visto proprio nel primo anno di vita della console. Game Freak non ha quindi scuse: un lancio di questo tipo non è assolutamente perdonabile, così come non è perdonabile il fatto che il gioco continui ad avere problemi rilevanti anche dopo una nutrita serie di patch che hanno migliorato ma non sistemato a dovere la situazione. In particolare i cali di framerate continuano ancora adesso a presentarsi in maniera costante per tutta la durata della partita, segno di un lavoro di ottimizzazione che lascia ampiamente a desiderare.
Non che il gioco in sé abbia chissà quale impatto, esteticamente parlando. La Regione di Paldea è enorme ed apparentemente sconfinata, ma i suoi scenari non solo appaiono piuttosto generici e senza nessun tratto capace di brillare, ma a sorpresa anche piuttosto vuoti e privi di spunti: nonostante i numerosissimi Pokémon che popolano la superficie, manca tutto il resto, manca una caratterizzazione ben definita che possa rendere davvero speciale il mondo che stiamo esplorando. Anche le città stesse sono realizzate senza sforzo alcuno, apparentemente grandi ma alla fine poverissime di attrazioni e senza alcuno spunto; ormai la situazione è talmente superficiale che nemmeno è più possibile entrare in qualche edificio come una volta, anche solo per trovare qualche risorsa utile o per chiacchierare con qualche NPC.
In poche parole, manca cura, mancano le rifiniture, manca del tutto la personalità nonostante Paldea il potenziale per essere una Regione da ricordare ce l’avesse tutto, complice anche una varietà di scenari ben più marcata rispetto a quanto visto in Sword & Shield.
L’accompagnamento musicale se non altro si lascia ascoltare, ed offre anzi qualche brano d’impatto che, per quanto possibile, offre un minimo di coinvolgimento in più durante le battaglie e l’esplorazione grazie ad un mix di battle themes e sottofondi ambientali che si può considerare riuscito. A questo si aggiungono effetti sonori azzeccati, in particolare per quanto riguarda i versi dei Pokémon, ma per il resto non c’è molto altro da aggiungere considerata la solita totale mancanza di una qualunque parvenza di doppiaggio: i personaggi provano a trasmettere qualcosa con le loro espressioni facciali e con i movimenti del corpo, ma spesso siamo davanti a semplici sagome magari anche ispirate nel look, ma che non hanno molto altro da “dire”. Insomma, non basta una colonna sonora azzeccata per risollevare una situazione piuttosto drammatica sul piano audiovisivo.

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I BEI TEMPI ANDATI

Arrivati a questo punto viene spontaneo chiedersi se i giochi Pokémon torneranno ad essere quel concentrato di originalità, sorprese ed ispirazione che sono stati per intere generazioni passate, capaci di far innamorare milioni di giocatori di ogni età sparsi in tutto il mondo. Oggi di Pokémon resta ben poco di quella magia che lo resero un fenomeno culturale capace di trascendere il concetto stesso di videogioco. Oggi Pokémon è visto dai suoi creatori niente più che un brand, un marchio, una macchina produttiva impossibile da arrestare che deve produrre senza sosta alcuna un numero incalcolabile di giochi, carte collezionabili, anime, pupazzi e accessori che generano vagonate di milioni di dollari riempiendo così le tasche di Nintendo, Game Freak e The Pokémon Company.
Di fronte a questa macchina inarrestabile che continua a godere di un successo planetario che non vuole saperne di rallentare, la qualità è ormai un contorno secondario rispetto agli introiti economici che ogni prodotto genera. Di fronte ad una simile situazione e con una schedule praticamente senza un attimo di riposo, è chiaro che il marchio Pokémon, più di qualunque altro in ambito videoludico, è trattato alla stregua di una catena di montaggio da chi ne detiene i marchi. Ed è chiaro che in una situazione simile Game Freak non ha alcun motivo ed alcun interesse a volersi sforzare di più nel tentativo di rinnovare la sua serie e renderla ancora adesso forte come un tempo a livello qualitativo. Perché nel momento in cui Pokémon Scarlet e Violet vendono 10 milioni di copie in soli tre giorni segnando il miglior lancio di sempre nell’intera storia Nintendo, a nessuno interessa far tesoro delle esperienze passate per creare un prodotto migliore e perfezionato nei suoi limiti. A nessuno interessa se l’esordio dei giochi di Nona Generazione scatena polemiche per la disastrosa e vergognosa tenuta tecnica con i quali vengono presentati al pubblico, un’autentica porcheria tra l’altro nemmeno sistemata del tutto con le diverse patch pubblicate nelle settimane successive. E probabilmente nemmeno ai giocatori stessi interessa ritrovarsi tra le mani un prodotto soddisfacente: ormai si è talmente assuefatti a quella catena di montaggio da essere divenuti parte stessa degli ingranaggi che la compongono.
E sì che Game Freak un minimo ci ha provato negli ultimi anni. Dal pur imperfetto e migliorabile Pokémon Legends Arceus era emerso un potenziale da cui ripartire nel tentativo di ridare lustro alla serie principale. E gli stessi Scarlet & Violet pure hanno provato a mescolare un po’ le carte in tavola, introducendo la svolta Open World di Pokémon Legends Arceus nei giochi di Nona Generazione e lasciando al giocatore la totale libertà di affrontare l’avventura con l’ordine che preferisce, seguendo stavolta tre diverse missioni principali oltre all’immancabile bisogno di catturare ogni singolo mostriciattolo che si incontra libero e selvaggio in natura.
Forse ancora più dei già fallimentari Pokémon Sword & Shield, in Pokémon Scarlet & Violet sembra intravedersi il desiderio di voler andare oltre ed offrire qualcosa di nuovo, sembra esserci un barlume di speranza in una anche minima inversione di tendenza che possa ridare lustro qualitativo ad una serie storica come questa. Le buone intenzioni ci sono, è l’esecuzione che vanifica tutto questo. Perché anche i giochi di Nona Generazione lasciano così tanto amaro in bocca da rivelarsi deludenti quanto se non addirittura più dei già mediocrissimi Sword & Shield.

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E’ difficile apprezzare le novità quando l’esecuzione delle trame principali è ridotta al limite indispensabile, con un senso di monotonia e ripetitività dilagante già a metà dell’opera. E’ difficile restare colpiti dalla mappa di Paldea tanto enorme quanto sostanzialmente vuota, con ben pochi Allenatori da affrontare (e molto spesso con un solo Pokémon a disposizione), con città prive di qualunque concreta attrazione se non i soliti negozi fatti con lo stampino, e con scenari sulla carta variegati ma all’atto pratico tutti strutturati in maniera analoga. È difficile non ammettere che il design dei nuovi Pokémon è forse il meno ispirato mai visto tra tutte e nove le Generazioni, e gli autori con idee come i Pokémon Paradosso o la Teracristallizzazione stanno ormai raschiando per davvero il fondo del barile. È difficile restare soddisfatti da un grado di sfida schizofrenico che può rivelarsi troppo facile o inutilmente ostico a seconda dell’ordine con cui si affrontano le varie sfide (e meno male che i giocatori hanno totale libertà di seguire le storie con l’ordine che preferiscono). È difficile ignorare una fase finale tanto pompata nelle ore precedenti quanto deludente all’atto pratico.
Di fronte a tutti questi problemi, l’indegno comparto tecnico è praticamente la ciliegina su una torta andata a male ancora prima di essere infornata. E di sicuro qualche brano molto azzeccato della colonna sonora non può certo risollevare una situazione fin troppo difficile.
Arrivati a questo punto, a meno di clamorosi colpi di scena o un crollo nelle vendite davvero tangibile, è inutile avere qualunque speranza nei confronti del marchio Pokémon quantomeno nelle sue iterazioni principali. Con tutta probabilità ci ritroveremo a discutere degli stessi problemi e della stessa triste delusione anche tra qualche anno, non appena la Decima Generazione diventerà realtà, magari con qualche idea interessante alla base ma poi del tutto mortificata da un’esecuzione svogliata e menefreghista. Oggi Pokémon è questo, e Scarlet & Violet ce lo hanno ricordato ancora una volta con piena convinzione.

VOTO FINALE : 5

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view post Posted on 16/11/2023, 19:52

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Ho letto la recensione appena pubblicata. Rispetto a quella di SWSH tre anni fa, che aveva toni arrabbiati, quasi di denuncia a tratti, questa mi pare scritta con un tono più rassegnato, più melanconico, che ha accettato che ormai purtroppo i pocket monsters questo sono. per il resto non avendoli giocati nulla da rilevare, se non che è scritta ottimamente.
 
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view post Posted on 29/11/2023, 19:39
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CITAZIONE (Hero of Sky @ 16/11/2023, 19:52) 
Ho letto la recensione appena pubblicata. Rispetto a quella di SWSH tre anni fa, che aveva toni arrabbiati, quasi di denuncia a tratti, questa mi pare scritta con un tono più rassegnato, più melanconico, che ha accettato che ormai purtroppo i pocket monsters questo sono. per il resto non avendoli giocati nulla da rilevare, se non che è scritta ottimamente.

Direi che la tua descrizione calza a pennello, perché sostanzialmente è così ormai.
Anche se devo dire che Pokémon Legends Arceus finora non mi sta dispiacendo, al netto comunque dei suoi limiti.
 
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view post Posted on 11/12/2023, 08:34
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Come dici tu c'è volontà di rinnovarsi e provare a soddisfare i fan però secondo me c'è The Pokèmon Company che li pressa nel far uscire i videogiochi ogni anno. Si vede proprio che questo videogioco era incompleto, avevano bisogno almeno di un altro anno ed ancora non ho capito perché hanno pubblicato due giochi sviluppati da GF nello stesso anno. Loro non sono il massimo nello sviluppare ed hanno la colpa di firmare comunque i contratti e far uscire lavori mediocri, probabilmente per non lasciare il brand. Ad esempio la prima parte del DLC a tratti gira peggio del gioco base seppur abbiano sistemato qualcosa come la telecamera e quant'altro.. Ormai il brand vende ed il trailer sulla seconda parte ha causato un hype assurdo (me compreso) nella community, perché sono riusciti a colpire nel segno i fan con i giusti tagli e l'ost dell'Area Zero. La speranza per quest'anno è che non ci ritroveremo con altri cali di frame rate anche in questa parte di DLC, per il prossimo ho paura di scoprire il videogioco che sarà annunciato a Febbraio se continuiamo con questo ritmo.
 
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view post Posted on 18/12/2023, 06:52
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La seconda parte del DLC è un flop purtroppo (intendo com’è uscito, non le vendite), non dovevano proprio farlo.
 
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view post Posted on 28/12/2023, 12:18
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Aggiungo che questa seconda parte di DLC è il punto più basso mai raggiunto dal brand, mi ha spezzato il cuore. Sembra più un contenuto fatto solo per strappare soldi, aggiungendo solo poche righe di storia…
 
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