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The Legend Of Zelda: The Minish Cap, Recensione di ChrisMuccio

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view post Posted on 24/2/2024, 18:25
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THE LEGEND OF ZELDA: THE MINISH CAP



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CASA: NINTENDO
SVILUPPATORE: CAPCOM
GENERE: ACTION/ADVENTURE
GIOCATORI: 1


LINK TORNA SU GAME BOY ADVANCE

Poteva mancare un The Legend Of Zelda completamente inedito su Game Boy Advance?
Di certo i fan della piccola console portatile Nintendo avevano già avuto le loro enormi soddisfazioni con il ritorno in scena di The Legend Of Zelda: A Link To The Past, attraverso una conversione per GBA accompagnata dall’avventura inedita multiplayer Four Swords che a cavallo tra il 2002 e il 2003 ci ha ricordato ancora una volta perché il classico pubblicato originariamente su SNES è ancora oggi una delle più importanti pietre miliari dell’industria videoludica.Ma la fame per un’avventura del tutto nuova era comunque forte.
Si dovrà aspettare la fine del 2004 per vedere realizzati i propri desideri: è in quel periodo che The Legend Of Zelda: The Minish Cap diventa finalmente realtà, dapprima in Giappone ed Europa e poi all’inizio dell’anno successivo anche negli USA. Presentandosi con un character design basato su The Legend Of Zelda: The Wind Waker e riproponendo l’impostazione tipica dei più gloriosi Zelda in 2D, The Minish Cap è l’ennesima grande aggiunta a un franchise che non smette di scrivere pagine di storia videoludica.
E di certo l’opera Nintendo sviluppata in collaborazione con Capcom non può assolutamente mancare nella collezione di chiunque possieda un GBA.

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UNA PICCOLA, GRANDE AVVENTURA

Tempo di grandi festeggiamenti ad Hyrule: nel Regno si celebra il Picori Festival, un evento volto a celebrare i Minish, piccolissime creature che un secolo prima aiutò un eroe a sconfiggere le forze del male tramite la loro Picori Blade. Il giovane Link accompagna la Principessa Zelda alla festa ad Hyrule Town, dove si svolge un torneo tra spadaccini con la possibilità di toccare la Picori Blade come premio per il vincitore. A trionfare è Vaati, che proprio in quel momento rivela però i suoi loschi piani: ottenere gli enormi poteri rinchiusi nel baule nel quale è conficcata la spada. Non trovandoli però all’interno del forziere, un furioso Vaati si scaglia contro Zelda, trasformandola in pietra con i suoi incantesimi. Link si mette in mezzo nel tentativo di proteggerla, ma finisce con l’essere abbattuto dal malvagio stregone.
Vaati si rimette dunque alla ricerca del potere magico legato ai Picori, che vuole sfruttare a proprio vantaggio per diventare nuovo sovrano di Hyrule. Link si riprende invece poco tempo dopo: considerato che soltanto i giovanissimi possono vedere i Picori (invisibili invece agli occhi di un adulto), il ragazzo viene mandato da Re Daltus alla ricerca di queste creature magiche nel tentativo di trovare una soluzione al male che ha colpito Zelda. Armato di spada e scudo si reca nelle Minish Woods: qui farà l’incontro con Ezlo, un Picori trasformato in un cappello parlante. I due uniranno le forze in un’avventura volta a ripristinare la leggendaria Picori Blade trasformandola nella Four Sword, l’unica che può spezzare l’incantesimo che affligge Zelda.
Apprese le premesse narrative, l’avventura può iniziare a tutti gli effetti presentandosi subito come il consueto Zelda a impostazione bidimensionale già amato nelle precedenti iterazioni: attraverso scenari più o meno esplorabili liberamente (a patto chiaramente di avere le giuste risorse per superare i vari ostacoli che bloccano il nostro cammino), il nostro Link combatte le creature ostili che popolano le terre di Hyrule nel frattempo che accumula sempre più oggetti e abilità speciali indispensabili per il proseguo del suo viaggio. Stavolta però può fare affidamento su un potere esclusivo pensato appositamente per quest’occasione: grazie a Ezlo ed attraverso specifici portali, infatti, il nostro eroe può rimpicciolirsi nelle dimensioni fino a divenire a sua volta della grandezza di un Picori, potendo non solo interagire con queste creature ma anche accedere a zone nascoste dietro spazi molto angusti altrimenti impossibili da raggiungere in dimensioni normali. Sulla carta non ci sono particolari stravolgimenti in ottica gameplay, ma la possibilità di cambiare la grandezza del nostro corpo si rivela fondamentale per l’esplorazione e la risoluzione di appositi enigmi studiati appositamente per sfruttare al meglio tale caratteristica di gameplay peculiare.
The Minish Cap dunque punta molto forte sul continuo mix di azione, esplorazione ed enigmi che ha già fatto la fortuna dei precedenti Zelda, rivelandosi anche stavolta estremamente stimolante e creativo data l’ottima varietà ludica e di design messa in piedi da Nintendo e Capcom.
Molti dei rompicapi pensati per The Minish Cap, basati anche sui vari equipaggiamenti rinvenuti durante la partita, si rivelano ingegnosi e ben studiati, spingendo anche a ragionare fuori dagli schemi in certe occasioni.
A valorizzare il tutto ci pensa una caratterizzazione dell’Overworld e dei Dungeon assolutamente da applausi. Ogni singolo scenario di gioco, da quelli strutturalmente più semplici delle prime ore fino alle sfide delle fasi conclusive, dimostra un level design eccelso che sfrutta davvero al massimo le caratteristiche peculiari di ogni minima risorsa a disposizione oltre alla trasformazione in Picori, garantendo così un’avventura che sa dimostrarsi costantemente sorprendente dai primi minuti fino all’epilogo. Anche il bestiario attentamente studiato a sua volta dona un’altra marcia in più alla struttura ludica di The Minish Cap, spingendo il giocatore a fare ricorso a tutti gli strumenti a sua disposizione per comprendere al meglio come contrastare i nemici che incontra in ogni schermata; le Boss Fight in tal senso raggiungono l’apice della creatività messa in campo dal gioco, rivelandosi anche in questo Zelda un valore aggiunto grazie al modo in cui sono progettate, intelligente e creativo.
Sostanzialmente non si avverte mai un momento di stanco o di scarsa ispirazione nel corso della partita, e anche quelle fasi in cui si è costretti ad effettuare backtracking (sebbene a un certo punto della storia si scopre il modo per sfruttare dei vantaggiosi fast travel) non annoiano mai grazie alla cura riposta dagli sviluppatori in ogni meccanica, anche la più piccola, che compone il gioco, davvero degno di essere parte di un brand storico come The Legend Of Zelda.
E se già l’avventura principale ha tutto ciò che serve per regalare grande intrattenimento, tra collezionabili ed attività secondarie non mancano anche gustosi extra volti ad allungare ulteriormente la nostra permanenza a Hyrule: già solo perdersi tra le coloratissime strutture di Hyrule Town ed i suoi abitanti è sufficiente per far passare il tempo velocemente senza accorgersene, per non parlare di tutte le pietre Kinstone da trovare e fondere tra loro oltre agli immancabili Heart Container da trovare per aumentare un poco alla volta sempre di più le nostre forze vitali.
L’aver citato la vitalità del protagonista è però l’assist per citare uno dei pochi aspetti negativi di un’avventura in ogni caso eccezionale: The Minish Cap è forse uno degli Zelda più semplici in circolazione, non tanto per struttura di Dungeon e rompicapi, quanto per boss e nemici standard che raramente rappresentano una minaccia vera e propria. Si nota un’abbondanza più marcata di cuori curativi rispetto alla consuetudine e basta davvero un minimo di attenzione per sconfiggere anche i nemici più coriacei o evitare le trappole più letali. Insomma, la schermata del Game Over potrebbe capitarvi davvero poche volte e in generale sono pochi i momenti nei quali ci si sente davvero alle strette.
L’altro limite di The Minish Cap è rappresentato da una longevità non particolarmente stellare: concentrandosi soprattutto sulla storia principale, una decina di ore potrebbero essere sufficienti per arrivare ai titoli di coda, più velocemente rispetto ad altri illustri episodi 2D quali The Legend Of Zelda: A Link To The Past o i due giochi della sotto-serie Oracle. Chiaramente chi vuole scoprire ogni singolo segreto del gioco ci impiegherà molto più tempo, ma la sensazione è che si potevano aggiungere anche solo un paio d’ore in più, magari attraverso un ulteriore Dungeon, per valorizzare ancora di più l’opera.
Ma in questi casi stiamo parlando comunque di dettagli che non vanno a compromettere in maniera significativa ciò che The Minish Cap ha da offrire ai fan: i suoi pregi sono decisamente superiori rispetto ai limiti e ci lasciano tra le mani uno dei prodotti migliori disponibili su GBA.

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AFFRESCO BIDIMENSIONALE

Non c’è che dire, Zelda The Minish Cap sfrutta al massimo le potenzialità del GBA. Anzi, forse siamo davanti a uno dei giochi più belli in assoluto mai proposti dalla console portatile Nintendo in termini audiovisivi. Perché è difficile restare indifferenti alla bellezza grafica messa in piedi dagli autori. Gli scenari vantano una cura maniacale in caratterizzazione e dettagli, rivelandosi splendidi da vedere e spettacolari da esaminare in ogni loro minimo particolare: che si tratti dei raggi di luce che penetrano tra le Minish Woods oppure la vivacità di Hyrule Town che appare viva e credibile, l’impatto di The Minish Cap è di quelli forti che restano ben impressi, proprio perché sono pochi gli Action/Adventure o Action/RPG che possono vantare la stessa cura e dedizione messa da Nintendo e Capcom nel dare vita al mondo di gioco. Anche l’ispirato character design e la grande cura riposta nelle animazioni valorizzano ulteriormente l’affresco visivo offerto da The Minish Cap, che non lascia spazio a nessuna sbavatura tecnica trasformandosi in pura poesia in movimento attraverso il piccolo schermo del GBA.
A condire il tutto ci pensa un accompagnamento musicale semplicemente da applausi: siamo davanti a una delle migliori colonne sonore mai proposte sulla console portatile a 16-bit, orchestrata in maniera impeccabile con brani immediatamente orecchiabili, impossibili da dimenticare una volta ascoltati dato il modo praticamente istantaneo con cui penetrano nella mente. Tra brani del tutto inediti pensati appositamente per il gioco (la theme delle Minish Woods scalda immediatamente il cuore) e musiche storiche riarrangiate per l’occasione (la storica main theme di The Legend Of Zelda nell’overworld fa sempre la sua porca figura), la colonna sonora regala un’ulteriore marcia in più a un’opera già eccezionale di suo e si sposa alla perfezione con gli effetti sonori, mai fuori posto nemmeno con i movimenti più minuscoli.

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UN GIOIELLO IMPERDIBILE

Non importa la generazione o la console che li ospita: l’arrivo di un The Legend Of Zelda è sempre un evento videoludico di quelli che fanno sempre parlare gli appassionati. E con The Legend Of Zelda: The Minish Cap non poteva andare diversamente.
L’avventura pensata appositamente per Game Boy Advance non solo riprende tutto il meglio mostrato dai precedenti giochi 2D della storica serie Nintendo, ma la arricchisce ulteriormente con idee azzeccate come la trasformazione in Picori e l’aggiunta di equipaggiamenti originali che offrono un modo del tutto nuovo di affrontare una tipica avventura di Zelda, graziata dal consueto eccezionale mix di azione, esplorazione e rompicapi che si dimostra in splendida forma anche a questo giro.
The Minish Cap è una continua sorpresa dall’inizio alla fine, merito del suo eccezionale design e Dungeon programmati con grande ispirazione, nel frattempo che si sfrutta al massimo delle loro potenzialità tutte le risorse a nostra disposizione per superare ogni ostilità e scoprire ancora più a fondo tutte le meraviglie della Hyrule offerta da questo episodio.
Certo, c’è qualche sbavatura: i combattimenti tendono ad essere un po’ più semplici del solito e l’avventura principale poteva durare qualche ora aggiuntiva, tuttavia il viaggio in compagnia di Link ed Ezlo ha tutto ciò che serve per farsi ricordare anche a distanza di anni. Anche su GBA, dunque, The Legend Of Zelda si impone tra le migliori scelte disponibili, degno di affiancare a testa alta il già incredibile porting di The Legend Of Zelda: A Link To The Past senza sfigurare. E già solo questo è la prova di quanto sia grande, davvero grande, l’opera firmata Nintendo e Capcom.

VOTO FINALE : 9

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